Segnavia Bioparco n.3 – Livello Escursionistico – Dislivello 161 m – Durata 2,00 h
Il percorso, di circa 2 km, inizia dalla scarpata posta a monte della “Cà del Valù” dove affiorano minute scagliette di roccia (argilliti) proprio all’inizio di un sentiero che risale il versante della vallecola. Proseguendo si notano rocce (marne e calcari marnosi) con geometrie meglio definite per la presenza di strati di roccia (con spessori da centimetrici a decimetrici). A metà sentiero, si incontra un blocco roccioso che in realtà è il nucleo di una piega, da cui il nome del sentiero. Questi depositi tra 205 e 203 milioni di anni fa, erano il fondo di un mare non troppo profondo e si presentavano come fanghiglie formate dal lento accumularsi di finissimi detriti, minuscoli gusci e parti scheletriche di organismi.
Il sentiero sbocca sul Sentiero del Cervo, presso il Centro escursionistico Cà Egia, dal quale si gode una bellissima panoramica delle montagne che delimitano a sud la Val Cavallina. Ritornando sui propri passi, verso il Sentiero del Nibbio, si attraversa l’impluvio della Sorgente Ligo Pio caratterizzato dalla presenza di opere di captazione idrica. Seguendo il Sentiero del Nibbio, si passa a fianco di un affioramento roccioso sul quale si intravedono le laminazioni originarie e alcuni solchi dovuti alla dissoluzione recente delle acque superficiali (carsismo).
Osservando con attenzione i bordi del Sentiero, si possono vedere alcuni “sassi” molto diversi dalle rocce già viste. Si tratta di materiali camuni trasportati dai ghiacciai che, negli ultimi due milioni di anni, hanno ripetutamente disceso la Val Camonica e, dopo avere sfondato la soglia di Endine che costituiva la linea di separazione tra la Valle Borlezza e la Val Cavallina, transfluivano nelle valli Borlezza e Cavallina, raggiungendo sicuramente Trescore e depositando ingenti volumi di sedimenti e massi erratici. In questi depositi si possono riconoscere frammenti arrotondati di rocce diverse: alcune formatesi per il raffreddamento di magmi (ignee), altre con forti deformazioni (metamorfiche) e rocce sedimentarie continentali rossastre.
Poco oltre si può notare che il lato di monte della strada ha un colore chiaro e osservando da vicino alcuni frammenti si nota la presenza di minerali bianchi e altri scuri con forma di prismi allungati millimetrici. Si tratta di una porfirite (roccia magmatica) messasi in posto (insinuandosi nelle preesistenti rocce sedimentarie di origine marina) intorno a 50 milioni di anni or sono durante la formazione della catena alpina.
Si prosegue in salita fino a raggiungere una parete rocciosa posta sul lato di monte che delimita una valletta. La roccia è un calcare grigio che alla frattura fresca risulta nera. Sono rocce simili a quelle che, in val Siriana a Cene, contengono fantastici fossili di pesci e rettili. Sulla sinistra, si imbocca il Sentiero delle Terre colorate. L’avvallamento è abbastanza ripido e ricoperto da blocchi e frammenti di roccia, i “Ghiaioni”. Guardando attentamente il lato opposto alla parete si nota una cavità. E’ un aggrottamento profondo alcuni metri con incrostazioni di calcite in bei cristalli trasparenti. Non si tratta di una vera grotta carsica ma è il risultato dell’accostamento di due grandi blocchi rocciosi verificatosi nelle fasi di modellazione recente. Il pericolo di crolli di frammenti dalle pareti che delimitano l’avvallamento consiglia di mantenersi a una certa distanza.
Il Sentiero delle Terre colorate prosegue in leggera salita attraversando un altro filone porfiritico (nel quale ha scavato la tana una volpe) e si arriva ad un piccolo dosso dove il suolo ha un intenso colore rosso (terre rosse) dovuto a processi di alterazione tipici di climi caldo umidi. Infatti, in tutto il territorio alpino si sono avuti tra una glaciazione e l’altra, periodi anche più caldi di quello attuale. Alla sommità del suolo sono presenti livelli a ciottoli ben stratificati dovuti probabilmente al trasporto da acque impetuose verificatosi in una fase di deglaciazione. Da qui si comincia la discesa dl Sentiero del Rico, attraversando il bosco del Pichet lungo il Sentiero del Confine, si ritorna al Centro escursionistico di Valle.