Il Colle dei Roccoli
I roccoli sfruttavano, infatti, le linee naturali di passaggio dell’avifauna, intercettando sia le diverse rotte migratorie che quelle degli spostamenti interni. Per questo motivo il roccolo non era mai isolato, ma parte di un sistema che “colonizzava” il crinale e i versanti.
Oggi sono ancora utilizzati, anche se in numero molto minore, a fini di ricerca (inanellamento, studio delle rotte migratorie) e in parte di rifornimento di animali vivi da richiamo per i capannisti.
Nel 1950 in Lombardia erano in funzione 1072 roccoli, dei quali ben 340 nella provincia di Bergamo. I roccoli ancora funzionanti sul territorio provinciale sono, oggi, circa una trentina.
Queste testimonianze sono perlo più collocate in posizione strategica, in corrispondenza delle passate e la loro distribuzione geografica sottolinea particolarmente i crinali verso la valle Calepio o la valle Seriana. Una particolare concentrazione si registra nella media valle, lungo un allineamento da est a ovest nei comuni di Gaverina e Bianzano, a testimonianza di un importante flusso migratorio di volatili in direzione del lago di Endine dal Colle Gallo.
In questa zona si trovano venti roccoli ancora identificabili, sebbene molti in stato di profondo degrado o riconvertiti ad altro uso. La maggiore densità si trova in prossimità del Colle Gallo con ben dieci appostamenti, altri quattro si trovano in Altinello e cinque nell’area di Toré, presso Bianzano.
La Cooperativa L’INNESTO, con l’acquisto di alcune di queste testimonianze presenti al Colle Gallo, ha posto le basi per un nuovo specifico percorso di recupero e valorizzazione ambientale con finalità turistico-didattica legato alla filiera dell’aucupio e delle attività connesse ai Roccoli, nonché allo studio delle rotte migratorie degli uccelli.
Al centro del Progetto, ci sono i Roccoli come traccia – sia in termini di impianti arborei e strutturali (traccia tangibile) che di conoscenze e pratiche umane (traccia intangibile) – del modo con cui il territorio si è organizzato nel tempo per “intercettare” le rotte degli uccelli migranti, in grado, oggi, di esprimere la specificità del patrimonio ambientale e antropologico e un autentico valore aggiunto del paesaggio locale.
In un’area di 70 ha, sul crinale della montagna, spartiacque tra la Val Cavallina e la Val Seriana – punto di osservazione dall’alto per chi fruisce, oggi, del territorio come, nel passato, per il cacciatore – la Cooperativa L’INNESTO è in grado di offrire un paesaggio unico, spazio in cui sono sedimentate memorie, testimonianze, saperi locali, e dove “condurre” il turista alla riscoperta dell’affascinante mondo dell’uccellatore/cacciatore, componendo un offerta unica integrata con il contesto territoriale della Valle.
Numerosi sono i “contenuti” dimostrativi e didattici che possono essere veicolati attraverso le architetture materiali e vegetali recuperate: lo studio delle rotte degli uccelli anche in relazione ai cambiamenti delle condizioni climatiche; la conoscenza della struttura vegetale e dell’impianto arboreo dei Roccoli (carpino bianco, sorbo, carpino nero, faggio), le competenze e i saperi intrinseci alla professione del cacciatore destinate a sparire e tanto altro.